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Tran-Duc-Thao. Gli anni della formazione e dell’impegno politico (1917-1945): a partire da documenti inediti
Jacopo D’Alonzo
Sapienza-Università di Roma
jacopo.dalonzo@gmail.com
Among the best known and influential interpreters of Husserlian philosophy in the 1940s, Tran-Duc-Thao (1917-1993) is at the center of a revival of interest. In this context, the present contribution, starting from unpublished archive documents, intends to propose a biographical and theoretical reconstruction of the first philosophical and political interests of the Vietnamese philosopher. His first two articles published in 1945 are the point of arrival of a slow and rich philosophical and political experience, which this work aims to reconstruct in its details, in which the young Vietnamese interacted with both the most important authors of his generation and the great problems posed by a turbulent historical moment.
Tran-Duc-Thao, Vietnam, Phenomenology, Marxism, Anti-colonialism, WW2
Tra i più noti e influenti interpreti della filosofia husserliana nella Francia degli anni Quaranta, Tran-Duc-Thao (1917-1993) è al centro di una rinascita d’interesse. In simile contesto si inserisce il presente contributo, il quale, a partire da documenti d’archivio inediti, vuole proporre una ricostruzione biografica e teorica dei primi interessi filosofici e politici del filosofo vietnamita. I suoi due primi articoli pubblicati nel 1945 sono il punto di arrivo di una lenta e ricca esperienza filosofica e politica, che il presente lavoro vuole ricostruire nei suoi dettagli, in cui il giovane vietnamita ha interagito con le menti più fervide della sua generazione e si è trovato a confrontarsi con i grandi problemi posti da un momento storico particolarmente turbolento.
Tran-Duc-Thao, Vietnam, Fenomenologia, Marxismo, Anticolonialismo, Seconda Guerra Mondiale
Tra i più noti e influenti interpreti della filosofia husserliana nella Francia degli anni Quaranta, in dialogo con Merleau-Ponty, Sartre, Kojève e fonte di ispirazione per Althusser e Derrida, Tran-Duc-Thao (1917-1993) è al centro di una rinascita d’interesse (per un recente resoconto della letteratura secondaria sull’argomento cfr. D’Alonzo 2018 e D’Alonzo 2019). In simile contesto si inserisce il presente contributo, il quale, a partire da documenti d’archivio inediti
Quasi nulla sappiamo dell’infanzia e dell’adolescenza di Thao; non si può escludere, come avvenuto per altri connazionali, che esse si siano svolte a stretto contatto con le contraddizioni del dominio coloniale.
La società vietnamita è attraversata da profonde ineguaglianze sociali. In un primo momento, della presenza francese hanno goduto soprattutto la borghesia locale e gli impiegati dell’amministrazione; mentre l’immensa massa dei contadini era esclusa da tutti i vantaggi del dominio coloniale. Mentre negli anni Venti e Trenta si era consolidata ormai l’esistenza di un gruppo dirigente nativo con una istruzione occidentale e impiegato in mansioni di natura tecnica, giuridica e militare (a questo proposito, e nelle linee seguenti, si sono utilizzate le informazioni presenti in Hémery 2013). Esistevano anche ristretti circoli letterari animati da intellettuali di formazione sino-vietnamita, spesso autodidatti. La domanda di formazione universitaria dei figli di queste élite ha stimolato la trasformazione, dal 1928, dell’Università di Hanoi in un vero e proprio istituto di insegnamento superiore con facoltà e dipartimenti. Parallelamente emergeva anche un nutrito gruppo di segretari dell’amministrazione coloniale o presso imprese, insegnanti e maestri, e molti altri semi-intellettuali a cui non riusciva la scalata sociale e che diverranno in seguito i principali promotori di idee radicali, sovversive e rivoluzionarie.
Thao riesce ad approfittare di alcuni dei benefici concessi dai francesi. Per ragioni politico-amministrative e soprattutto di propaganda, la Francia ha bisogno di studenti vietnamiti brillanti e capaci cui finanziare gli studi in vista di un loro futuro impiego nell’amministrazione coloniale, o semplicemente, per dimostrare l’impegno in favore dell’istruzione e dell’eccellenza. Thao può così frequentare
Formatosi nel quadro delle istituzioni scolastiche impiantate in Vietnam dalla Francia per preparare l’amministrazione locale, francese o indocinese, Thao è una delle espressioni più evidenti del dominio culturale francese e allo stesso tempo delle sue contraddizioni. Il suo perfetto bilinguismo e l’esser stato educato secondo i modelli della cultura umanistica e scientifica europea marcano una differenza profonda tra Thao e il resto dei militanti politici e dei filosofi vietnamiti; differenza che aumenterà sempre più di lì a qualche anno, una volta che Thao si trasferirà in Francia, e che gli verrà ancora rimproverata per tutta la vita. Allo stesso tempo, però, egli sarà e rimarrà per i francesi un nativo delle colonie che, benché integrato dal punto di vista culturale, non potrà godere delle stesse opportunità e diritti dei suoi colleghi francesi.
élite culturale francese
«Le Journal» di Parigi utilizza questo successo per fini propagandistici e coglie l’occasione per elogiare i meriti del dominio coloniale francese in un articolo apparso a pagina 4 il 23 luglio 1939 col titolo Un jeune Tonkinois reçu troisième à Normale supérieure. L’integrazione di Thao nel mondo accademico francese è solo parziale: benché arrivato secondo all’esame di ammissione all’Ecole Normale nella sezione di filosofia, riceve la posizione 2bis che sta a indicare il suo statuto speciale, quello di nativo delle colonie (protégé français).
mémoire
Cavaillès continua a seguire il lavoro di ricerca di Thao anche negli anni seguenti. Divenuto, nel 1941, professore di Logica e filosofia della scienza alla Sorbona, Cavaillès valuta Thao nel corso di una prova orale, sostenuta il 3 maggio 1942, e consacrata a Tempo e spazio in Husserl. Da quello che si può evincere dal giudizio espresso da Cavaillès, Thao «ha letto l’opera edita di Husserl, qualche inedito, l’essenziale dei commentari» (Archives Nationales Pierrefitte-sur-Seine, 61AJ/191).
Difficile dire a quali inediti Cavaillès faccia riferimento, da chi Thao l’abbia ricevuti, dove e quando li abbia letti. Per quanto riguarda le opere edite di Husserl, si tenga presente che le Meditazioni cartesiane sono l’unico testo di Husserl disponibile in francese – vennero tradotte nel 1931 da Pfeiffer e Levinas – sino alla traduzione di Ricœur del primo volume delle Idee nel 1950. Altri lavori, come le Ricerche logiche (1900-19001), il primo volume delle Idee I (1913), Esperienza e giudizio (1939) e le prime parti della Crisi delle scienze europee (1936), circolano in lingua tedesca. In un primo momento poca attenzione è prestata ai lavori della maturità. Si pensi a titolo di esempio ai primi lavori di Emmanuel Lévinas (1906-1995) (cfr. Levinas 1929 e 1930), che si era recato a Friburgo nel 1928-29 proprio per seguire i corsi di Husserl, o alla lettura seppur originale offerta da Sartre, che nel 1933 durante un soggiorno di studi a Berlino scopre la fenomenologia husserliana e l’esistenzialismo heideggeriano, della nozione di intenzionalità in La trascendenza dell’ego (1936). Circolano poi i commentari, cioè gli articoli dell’assistente di Husserl Eugen Fink (cfr. Fink 1934 e 1939).
Solo con il numero 15 consacrato a Husserl dalla «Revue philosophique de la France et de l’Étranger» nel gennaio-febbraio 1940 e poi col volume di Gaston Berger dedicato al “cogito” nella filosofia di Husserl sorge tra i filosofi francesi un vero interesse per la fenomenologia di Husserl (Berger 1941). Ma è solo attraverso la lente della filosofia di Heidegger che alcuni studiosi leggono l’opera di Husserl. Si pensi ancora a Sartre che, con L’Essere e il Nulla (1943), recupera e sviluppa l’esigenza descrittiva della fenomenologia husserliana all’interno di una filosofia della soggettività come esistenza che si riferisce al mondo e si rapporta agli oggetti che le appaiono in base al proprio progetto esistenziale e in modo preriflessivo.
La novità della lettura di Thao, come si può evincere anche dalla valutazione di Cavaillès, riposa anzitutto nell’attenzione da lui prestata sia all’opera di Husserl nel suo complesso che alla letteratura secondaria.
Cavaillès seguirà la redazione del mémoire di Thao consacrato al Metodo fenomenologico di Husserl, consegnato nel giugno 1942 e poi discusso alla presenza dello storico di filosofia antica Emile Bréhier. Il testo è purtroppo andato perduto, ma possiamo farcene un’idea leggendo il rapporto stilato da Cavaillès:
Thao si è proposto di mettere in luce, nel corso dell’evoluzione teorica che si manifesta negli scritti di Husserl, ciò che considera come il suo autentico significato: […] studio storico-intenzionale delle genesi costitutive. (Archives Nationales Pierrefitte-sur-Seine 61AJ/191)
Voler ripercorrere l’evoluzione teorica di Husserl attraverso i suoi scritti porta Thao a rivalutare gli scritti della maturità del filosofo tedesco, dedicati alla storia e alla genesi delle idealità, e a rileggere retrospettivamente attraverso di essi tutti i lavori precedenti di Husserl. Come si vedrà tra breve, tale impianto ermeneutico è stato probabilmente suggerito a Thao da Merleau-Ponty che proprio durante la Guerra aveva maturato la consapevolezza dell’importanza degli scritti maturi di Husserl.
Cavaillès prosegue sottolineando che «la sua interpretazione [di Thao], avvicina Husserl a Hegel». Per la seconda volta troviamo il nome di Hegel associato a quello di Husserl a proposito del modo in cui Thao legge lo sviluppo della metodologia fenomenologica. Indizio importante per capire i futuri sviluppi, e l’originalità, dell’ermeneutica di Thao (D’Alonzo 2020).
Al ruolo giocato da Hegel dobbiamo anche aggiungere un certo distacco, o se si vuole una distanza critica, che Thao mantiene sin dall’inizio nei confronti della fenomenologia. Dal punto di vista biografico, il maestro di Cavaillès, il filosofo idealista di tendenze neokantiane Meditazioni cartesiane, segue un lavoro di Thao della primavera 1940. Non si può escludere che l’atteggiamento insieme di stima e di scetticismo nei confronti della fenomenologia, che si ritrova in Thao, dipenda forse dalla sua vicinanza a Cavaillès e Brunschvicg.
Il mémoire di Thao ha goduto di ampio successo tra i suoi contemporanei, e il fatto che sia andato perduto, lo rende quasi leggendario. Si pensi ai commenti positivi di Cavaillès sulla tesi di laurea di Thao: «Il suo lavoro è uno dei migliori studi francesi su Husserl e di molto superiore alla qualità normale per una tesi» (Archives Nationales Pierrefitte-sur-Seine 61AJ/191; sottolineato nell’originale). Anche autori che non hanno risparmiato critiche alla filosofia francese degli anni Quaranta, come Louis Althusser, riconoscono il valore dell’opera di Thao (si pensi ai molti riferimenti a Thao contenuti in Althusser 1994). Il collega e amico di Thao all’Ecole Normale, Jean-François Revel arriva addirittura ad affermare che, agli occhi degli altri studenti, Thao appariva come «un semi-dio del pensiero» (Revel 1997, 101-102).
agregé préparateur all’Ecole Normale.
Durante la preparazione delle prove per l’agrégation, il 23 febbraio 1943, Thao sostiene due prove orali alla presenza di Stéphane Piobetta. Studioso dell’opera di Kant e soprattutto militante comunista della Sezione francese dell’internazionale operaia e poi partigiano, Piobetta verrà arrestato pochi mesi dopo, nel luglio 1943, dai tedeschi. Riuscirà in seguito a fuggire trovando la morte sul campo di battaglia, vicino Frosinone, un anno più tardi. La prima delle due relazioni orali di Thao, dal titolo Comportamento e coscienza, è un commento critico alla Struttura del comportamento (1942) di Merleau-Ponty. Si tratta di una delle prime testimonianze dell’interesse di Thao per queste due nozioni, comportamento e coscienza, che saranno le protagoniste di buona parte delle sue ricerche future.
Nel secondo exposé orale discusso alla presenza di Piobetta il 23 febbraio 1943, Thao si occupa della Nozione d’esperienza. Non si può escludere che si tratti di un lavoro concernente Esperienza e giudizio di Husserl, saggio sul quale fu lo stesso Merleau-Ponty a richiamare l’attenzione di Thao (cfr. Thao 1991, 6).
A Thao, Merleau-Ponty legge ampi stralci del testo che sta redigendo, la Fenomenologia della percezione (1945), e
[Merleau-Ponty] ci leggeva estratti dalla sua tesi in preparazione sulla Fenomenologia della percezione, e diceva spesso che tutto questo sarebbe finito in una sintesi di Husserl, Hegel e Marx. (ibidem)
Husserl, Hegel e Marx: tre autori con i quali Thao non smetterà mai di confrontarsi. E dei quali non smetterà mai di mettere in luce affinità e divergenze reciproche.
Il giovane Marx filosofo della prassi e dell’esistenza concreta e sensibile col suo linguaggio ancora hegeliano era d’altronde una scoperta recente. I Manoscritti del ‘44 e l’Ideologia tedesca furono pubblicati solo nel 1932 (contemporaneamente in Germania e in URSS). Tra il 1927 e il 1938 le Éditions Costes tradussero e pubblicarono sotto la rubrica “Testi filosofici” gli scritti del giovane Marx. Tra il 1934 e il 1939 uscirono per Gallimard l’antologia Morceaux choisis de Marx, i Morceaux choisis de Hegel e i Quaderni sulla dialettica di Hegel di Lenin, a testimonianza dell’interesse per la lettura marxiana di Hegel. Nei suoi epocali corsi sulla Fenomenologia dello Spirito (1933-1939) presso l'École Pratique des Hautes Études di Parigi, Alexandre Kojève aveva insistito più volte sia sul carattere esistenzialista (cioè husserliano) dell’opera di Hegel sia sui legami tra fenomenologia (husserliana) e marxismo. Le condizioni erano favorevoli affinché l’opera di Hegel potesse essere interpretata come il punto di articolazione tra marxismo e fenomenologia. Ed è questa la strada scelta da Thao e indicatagli probabilmente da Merleau-Ponty.
Lo Husserl a cui si rivolge Merleau-Ponty, e con lui Thao, non è quello delle essenze o della fenomenologia trascendentale, ma quello degli ultimi scritti: «Merleau-Ponty insisteva sull’importanza decisiva di Erfahrung und Urteil e della Krisis per orientare la fenomenologia delle essenze verso una teoria della temporalizzazione in una storia creatrice di forme» (ivi, 7). Merleau-Ponty è infatti stato, durante gli anni dell’Occupazione tedesca, un punto di riferimento per quella giovane generazione, della quale faceva parte anche Thao, che cerca nella fenomenologia, e in particolare nell’ultimo Husserl, un metodo in grado di superare l’intellettualismo e lo spiritualismo della filosofia accademica, che metta in condizione di studiare la concretezza dell’esistenza, che risalga alle fonti incarnate e percettive del pensiero astratto e della scienza e che sia in dialogo con la storia, la società e la politica.
La vicinanza di Thao a Merleau-Ponty, in quegli anni interessato non solo alla fenomenologia ma anche alla fisiologia e alla psicologia, può essere all’origine della precoce curiosità mostrata da Thao per quegli ambiti di ricerca. Non si dimentichi però che all’epoca la psicologia era intesa in senso molto ampio, inclusivo della psicologia animale, della fisiologia, della linguistica e della sociologia. All’epoca la psicologia era parte integrante della formazione filosofica. Ed era così sin dal liceo. I manuali scolastici di filosofia erano infatti suddivisi in quattro parti: psicologia, logica, metafisica e morale. La cartella relativa alla carriera scolastica di Thao ci offre alcuni indizi interessanti relativi alla sua formazione. In particolare, sappiamo che nel luglio 1940, poco prima di abbandonare la capitale francese sotto occupazione tedesca, sostiene gli esami di “Psicologia” e “Morale e sociologia”.
L’interesse per la psicologia e le scienze naturali, che si accompagna alle questioni filosofiche fondamentali concernenti l’essere del mondo e la natura delle cose sensibili, trova conferma nella prova orale dedicata alla “cosmologia razionale” sostenuta il 20 maggio 1940 alla presenza di
Probabilmente affronta una tematica attinente alla psicologia anche l’elaborato scritto sottoposto all’attenzione di Piobetta nel febbraio 1943. Purtroppo, del saggio sappiamo ben poco, se non il titolo Carattere e persona. Indizio, forse, di un precoce interesse filosofico per la questione della singolarità e dell’esistenza che segnerà profondamente il percorso teorico di Thao.
Non si può però escludere che sia stato sotto gli auspici di Pierre Naville che Thao abbia continuato ad approfondire i suoi interessi per la psicologia. Thao e Naville condividono infatti, come si vedrà più avanti, un comune progetto politico e sarà proprio su una rivista curata da Naville che Thao pubblicherà il suo primo articolo.
Naville è uno dei primi promotori della psicologia comportamentista e fisicalista in Francia. Tra il 1942 e il 1946, pubblica una serie di lavori in cui cerca di presentare al pubblico francese i risultati e i metodi del behaviorismo dello psicologo americano John B. Watson, per il quale il dominio di studio della psicologia è riducibile ai soli movimenti e comportamenti osservabili. Tutto ciò che solitamente si considera frutto della psiche deve essere spiegato in termini di azioni e reazioni fisiologiche. In altre parole, il materialismo di Naville riprende il meccanismo fisicalista della filosofia francese del Settecento (si pensi a un La Mettrie): «l’uomo è una macchina biologica»
Merleau-Ponty era stato il primo straniero a visitare, nell’aprile 1939, gli Archivi Husserl di LovanioNachlass, attraverso il direttore dell’Ecole Normale al quale esprime il desiderio di recarsi presso gli Archivi Husserl di Lovanio nei primi mesi del 1942. Delle difficoltà pratiche e gli impegni universitari impediscono il soggiorno a Lovanio. Dopo la pubblicazione dei risultati del concorso dell’agrégation e un soggiorno in Alta Savoia nell’estate 1943
Nel frattempo, la Sesta meditazione Eugen Fink tra il 1942 e il 1943 Fenomenologia della percezione e come spiega in maniera più dettagliata in una lettera a Van Breda del primo ottobre 1942, Merleau-Ponty si stava interessando allo statuto epistemologico della fenomenologia così come era stato messo in questione nella Sesta meditazione. Benché il volume non sarà pubblicato che nel 1988, Gaston Berger ne possedeva una copia carbone, donatagli da Fink durante un suo soggiorno a Friburgo nell’agosto 1934. Copia che verrà letta da Merleau-Ponty prima e da Thao poi.
E l’impressione suscitata in Thao dalla lettura della Sesta meditazione è profonda. Come scrive a Van Breda il 27 settembre 1943: «Ho l’intenzione di fare la mia tesi dogmatica in cui proverei a realizzare il punto di vista di Fink di una Phänomenologie der Phänomenologie»
Il progetto non trova tuttavia l’appoggio dei professori della Sorbona (in particolare di Bréhier e Le Senne). Thao è costretto dunque a tornare a Lovanio con tutti gli inediti ma propone a van Breda, con il sostegno di Merleau-Ponty, di farsi confidare a titolo personale delle trascrizioni inedite. Torna così a Parigi il 10 aprile 1946 con 2100 pagine di trascrizioni che conserva nel suo appartamento di rue de la Sorbonne 5 fino al 1946, e alcune sino al 1948 (si tratta di quelle dei manoscritti del gruppo C sulla Costituzione del tempo in quanto costituzione formale)Meditazioni cartesiane, la terza parte inedita della Crisi delle scienze europee, L’idea della fenomenologia e il suo metodo e i manoscritti del Gruppo C sulla temporalità.
Forte della scoperta degli inediti di Lovaniomémoire la cui pubblicazione è prevista per la fine del 1944 presso l’editore parigino Vrin. Di questo progetto e dei suoi ultimi ritrovamenti, Thao ha parlato a Gaston Bachelard, incaricato dall’Ecole Normale di esprimere un giudizio sulle attività di ricerca di Thao nell’anno 1943-1944agrégation, Thao ha potuto contare su un anno supplementare di soggiorno presso l’Ecole Normale della rue d’Ulm di Parigi, motivo per cui è sottoposto alla valutazione di Bachelard. L’anno successivo si trasferirà presso rue de la Sorbonne. Per maggiori dettagli si veda Israël 2005, 85; Revel 1997, 102.
Da quanto si evince da una lettera indirizzata da Thao il 24 aprile 1944, appena tornato da Lovanio, al direttore dell’Ecole Normale, lo storico Jérôme Carcopino, il volume in preparazione avrebbe avuto come titolo Il significato del metodo fenomenologico. Esso non vedrà però mai la luce. Tuttavia, sappiamo che Thao avrebbe utilizzato i testi inediti dell’ultima parte della carriera di Husserl per risolvere un certo numero di problemi rimasti in sospeso nelle opere edite
In particolare, la sua ricerca si concentra sugli inediti husserliani consacrati alla nozione di tempo (lettera a van Breda del 19 giugno 1944). Nel 1946 Thao propone all’editore Vrin una traduzione francese delle Lezioni per una fenomenologia della coscienza intima del tempo di Husserl a riprova del suo interesse per la questione e che tornerà in superficie, come un fiume carsico, anche nei suoi ultimi mesi di vita
In questo periodo, lavora inoltre sulla riduzione fenomenologica i cui risultati verranno però pubblicati solo in articolo del 1950, benché redatto nel 1944
Sin dalle lettere con van Breda si comprende l’insoddisfazione di Thao nei riguardi della fenomenologia e la sua voglia di condurre un’analisi epistemologica del metodo fenomenologico. Il suo obiettivo è quello di mettere in luce i limiti intrinseci della fenomenologia, e in particolare la sua incapacità ad analizzare se stessa e giustificarsi. È questo, probabilmente, quello che Thao vuole dimostrare col suo libro, e che in parte dimostra in Fenomenologia e materialismo dialettico, sulla base di un’analisi storica ed epistemologica dell’intero percorso filosofico di Husserl. Ma è solo dopo una lunga meditazione sui classici del marxismo che Thao arriva, nel 1951, a vedere nel materialismo dialettico la posizione filosofica in grado di mostrare la genesi della fenomenologia, del suo campo d’interesse e delle sue categorie a partire dal mondo oggettivo della natura e della storia.
Nell’aprile 1945 Thao riesce a presentare a Bréhier, che si era incaricato di seguirlo, il primo capitolo del suo lavoro su Husserl (lettera a van Breda del 12 aprile) ma il libro è lungi dall’essere terminato, come Thao stesso ammette in una lettera a van Breda del 28 giugno 1945. Thao è sempre più impegnato sul fronte politico. Nello stesso periodo, come si evince dalla lettera a Carcopino, Thao è anche alle prese con la redazione del Saggio sulla conoscenza dell’altro. Anche in una lettera a van Breda (28 giugno 1945) Thao aveva in effetti espresso il suo desiderio di lavorare sulla nozione husserliana di empatia (ted. Einfühlung). Neanche questo lavoro, probabilmente di carattere fenomenologico, vedrà mai la luce.
Thao si fa promotore in prima persona della diffusione e circolazione del pensiero di Husserl nella Parigi del Dopoguerra. D’altronde nessun altro aveva all’epoca una conoscenza così precisa e vasta dell’opera di Husserl. In un’intervista rilasciata ad Alexandre Feron, il filosofo francese René Schérer (classe 1922), che entra all’Ecole Normale nel 1943, ricorda che Thao organizzava dei gruppi di lettura informali all’Ecole Normale sugli inediti di Husserl
Le istituzioni francesi non dimenticano certo l’origine coloniale di Thao. Primo vietnamita a ottenere l’agrégation di filosofia, la quale abilita all’insegnamento superiore, e qualificatosi primo nelle graduatorie del 1943, Thao non può tuttavia esercitare le sue funzioni di professore di scuola secondaria sul territorio francese in quanto originario delle colonieagrégation diviene motivo di propaganda filofrancese per alcuni organi di stampa, come «L’Écho annamite», che gli dedica un articolo: M. Tran Duc Thao agregé en Philosophie, in «L’Écho annamite», 23 settembre 1943, p. 2.
Associazione degli Annamiti di Francia, di cui Thao diviene segretario
Groupe bolchévik-léniniste indochinois (Gbl) con sede a Parigi che offre supporto ai vietnamiti impiegati nell’industria bellicadel Vietnam centrale e settentrionale. La sconfitta del giungo 1940 mette fine alla mobilitazione, ma nel 1941 solo un quarto dei vietnamiti ha ripreso la strada di casa. A seguito del blocco delle vie marittime, migliaia di vietnamiti rimangono bloccati sul territorio francese e quindi raggruppati in campi di lavoro nella zona libera sotto il controllo del Ministero del Lavoro.
Le attività politiche del Gbl favoriscono una rapida radicalizzazione politica di soldati e operai vietnamiti. Il Gruppo può godere inoltre del sostegno e della solidarietà dei trotskisti francesi, come il militante comunista Daniel Guérin e Marguerite Bonnet, compagna del poeta surrealista André Breton. Del gruppo fa parte anche Pierre Naville, della cui importanza nella formazione di Thao si è già detto. È forse grazie alla sua vicinanza al Gbl, che Thao fa la sua conoscenza.
a fortiori, in nome dell’Indocina stessa. Una delle priorità politiche della Delegazione è infatti l’indipendenza nazionale.
In Vietnam, le attività rivoluzionarie e nazionaliste si erano fatte più intense a partire dal 1930-1931 e poi nel 1936, in particolare nel Nord del paese. La serie di sconfitte francesi nel primo anno della Seconda Guerra Mondiale, l’occupazione di gran parte della Francia da parte delle truppe tedesche e infine l’occupazione giapponese dell’Indocina come stabilito dagli accordi di Vichy del settembre 1940 stimolano ulteriormente il movimento nazionalista. Nel marzo 1945, i giapponesi ormai in ritirata, riconoscono l’indipendenza del Vietnam. Nell’agosto 1945 le truppe giapponesi, che ancora occupavano il Vietnam, sono sconfitte. Il 19 agosto 1945 i militanti del Partito Comunista Vietnamita (Pcv) guidato da Ho Chi Minh, leader politico dell’organizzazione politico-militare Viet Nimh (Lega per l’indipendenza del Vietnam) che era costola del Pcv, prendono il controllo di Hanoi e di gran parte del Vietnam settentrionale e centrale. Cogliendo le potenzialità della congiuntura storica, il 2 settembre, Ho Chi Minh dichiara l’indipendenza del Vietnam dalla Francia. Questa volta facendo appello agli Alleati, il Vietnam si proclama Repubblica Democratica del Vietnam.
L’arresto di Thao provoca l’indignazione di molti intellettuali, i quali si mobilitano per la sua scarcerazione (si veda su questo episodio Boutang 1992, II, 211).
All’indomani della Liberazione il marxismo appare a un’intera generazione di filosofi una filosofia incarnata (Feron 2018). Sentita è ancora l’eredità dei Fronti popolari antifascisti degli anni Trenta, forte il fascino esercitato dall’Unione Sovietica e intrigante la nuova forza assunta dal Partito Comunista Francese nell’immediato dopoguerra. Il marxismo offre la possibilità di superare la filosofia accademica spiritualista e intellettualista attraverso nuove categorie che consentono di radicare il pensiero nel movimento storico e sociale. La circolazione dei testi del giovane Marx porta un numero sempre maggiore di filosofi a occuparsi dell’articolazione tra esistenza concreta e movimento della storia.
La contemporanea scoperta degli scritti dell’ultimo Husserl, con l’attenzione prestata all’esistenza storica e sociale, alla dimensione percettiva e sensibile, all’esperienza vissuta soggettiva e pre-teoretica, offre un’ulteriore pista da esplorare. La fenomenologia rappresenta soprattutto un ottimo alleato per mitigare il marxismo positivista che faceva di Marx il teorico del determinismo socioeconomico promulgato dalla Seconda Internazionale nei primi decenni del Novecento e che aveva segnato la prima ricezione del pensiero di Marx in Francia.
Certo, c’è chi esprime il proprio scetticismo e si schiera in difesa dell’integrità della fenomenologia come fa Raymond Aron durante una conferenza pronunciata nel 1946 (cfr. Aron 1976), o del marxismo come Pierre Naville, Henri Lefebvre e Henri Mougin (cfr. Naville 1946a, 1946b, Lefebvre 1946, Mougin 1947). C’è poi chi invece propone una sintesi teorica mettendo da parte le ricadute pratico-politiche della sintesi tra marxismo e fenomenologia come Jean Beaufret in un saggio del 1945 (ora in Beaufret 2000). Sartre, dal canto suo, cerca di delegittimare il marxismo in quanto filosofia, proponendo l’esistenzialismo come autentica filosofia rivoluzionaria (cfr. Sartre 1946a, Sartre 1946b).
Negli stessi anni, Merleau-Ponty cerca di prolungare gli studi sul comportamento e la percezione, fortemente influenzati dalla fenomenologia, al dominio della storia e della società. Si volge così al pensiero di Marx in cui trova un discorso filosofico in grado di aprirsi ai saperi positivi e alla politica e un metodo filosofico dialettico che consente di superare le antinomie del pensiero tradizionale (soggetto/oggetto, coscienza/mondo, psicologico/fisico, idealismo/realismo ecc.). Tra il 1945 e il 1948 quasi tutti i suoi testi fanno riferimento al marxismo: sia le opere del giovane Marx che i lavori dei teorici marxisti come Lukács e i testi dei militanti, cioè Lenin, Bukarin, Trotskij, Luxemburg, ecc. Nel dopoguerra, Merleau-Ponty cerca di pensare attraverso la lente del marxismo il nostro essere radicati in una determinata situazione sociale, di analizzare le articolazioni della struttura sociale, o totalità, nel suo complesso (economia, politica, ideologia), di individuare i momenti di crisi in cui avviene la riconfigurazione dell’intera struttura, di tenere conto della duplice natura del movimento storico fatto di necessità e contingenza (cfr. Merleau-Ponty 1947 e i saggi raccolti in Merleau-Ponty 1948).
Originale, in simile contesto, è la sintesi tra marxismo e fenomenologia proposta da Thao. Con i due articoli del 1946 egli vuole applicare «il metodo fenomenologico a un problema concreto», come scrive lui stesso a van Breda il 13 marzo 1946.
All’inizio del 1946, Thao mette in atto una triplice operazione, politica e intellettuale allo stesso tempo. Thao prende posizione in favore del governo di Ho Chi Minh di forte impronta nazionalista, rifiuta le posizioni trotskiste in favore della via nazionale al comunismo e cerca di fornire degli strumenti teorici alla lotta di liberazione attraverso l’articolazione di marxismo e fenomenologia.
Il primo articolo pubblicato da Thao è Marxismo e fenomenologia, il quale appare nella «Revue internationale» diretta da Naville (cfr. Thao 1946a). Con esso Thao cerca di inserirsi nel dibattito tra sostenitori di un marxismo economicista, per il quale è la base economica che deterministicamente orienta il corso della storia e al quale possono essere completamente ridotte tutte le sovrastrutture ideologiche (diritto, morale, religione, arte e filosofia), e i fenomenologi di orientamento esistenzialista per i quali la ricchezza di senso nell’esistenza concreta, cioè la dimensione “spirituale”, gode di autonomia rispetto alla struttura economica. Ma se i primi non riescono a rendere ragione della presenza dei costrutti spirituali nella nostra esperienza del mondo, i secondi fanno appello a una presa di coscienza della nostra situazione nel mondo che è solamente teorica, ma non pratica. Così, riprendendo gli argomenti del Marx dei Manoscritti del 1844, Thao rivendica la necessità di una lotta politica concreta che sia anzitutto una lotta ideologica, oltre che economica, che tragga il suo senso non da un’analisi astratta della struttura economica, ma dall’esperienza vissuta che si fa della propria esistenza reale.
Secondo Thao, la nozione husserliana di mondo-della-vita (ted. Lebenswelt), in quanto mondo storico vissuto in modo prescientifico costituisce il terreno d’incontro tra le due tendenze. Il mondo-della-vita è infatti l’orizzonte socioeconomico di ogni possibile prassi la cui esperienza, però, produce una “infrastruttura esistenziale” come la chiama Feron (2013, 166), fatta di interpretazioni soggettive e non teoretiche di tale mondo. In questo senso, i condizionamenti socioeconomici forniscono quella allure générale che consente poi il sorgere della dimensione spirituale. Quest’ultima però segue poi principi propri, radicati nella natura universale dell’uomo, i quali possono quindi sopravvivere alla trasformazione della base economica. Per questa ragione, seguendo in questo il Marx dell’Introduzione alla critica dell’economia politica, noi possiamo ancora apprezzare i prodotti dell’arte greca anche se viviamo in un contesto socioeconomico profondamente diverso da quello della loro produzione. Il mondo spirituale è dunque un momento universale dell’esistenza concreta il quale va salvaguardato nella sua autonomia relativa.
Dal punto di vista pratico, simile difesa del valore universale delle sovrastrutture è funzionale a definire la nuova soggettività rivoluzionaria: non più l’operaio del XIX secolo ma un proletariato imborghesito e una piccola borghesia proletarizzata. Simile stato di cose, obbliga il teorico a prendere in considerazione la dimensione spirituale, parte dell’esperienza del mondo che fa una società sempre più dedita a mansioni intellettuali. L’obbiettivo politico non è allora solo la trasformazione della base economica ma l’appropriazione universale dell’essere umano nel suo complesso, tanto nelle sue produzioni materiali, quanto nelle sue produzioni spirituali.
Un’altra applicazione politica del tentativo di sintesi tra marxismo e fenomenologia la si trova nell’articolo Sur l’Indochine apparso, sempre nel 1946, su un numero speciale de «Les Temps modernes» consacrato al conflitto franco-vietnamita (cfr. Thao 1946b). Articolo ripreso e sviluppato anche in altri due articoli apparsi nella stessa rivista, ma questa volta del 1947, Les relations franco-vietnamiennes e Sur l’interpretation trotzkyste des événements d’Indochine (cfr. Thao 1947a, Thao 1947b)
Secondo Thao, alla base del conflitto ideologico che oppone le rivendicazioni indipendentiste indocinesi e le esigenze colonialiste francesi, c’è la diversa esperienza che della stessa situazione fanno vietnamiti e francesi. Colonizzati e colonizzatori non fanno infatti esperienza dello stesso mondo-della-vita. Per questa ragione, una opposizione essenziale si produce nell’interpretazione degli eventi e inficia qualsiasi dialogo pacifico tra le parti. Solamente l’abolizione della struttura coloniale consentirà un dialogo pacifico tra francesi e vietnamiti, in virtù, questa volta, della loro comune natura umana. Ogni uomo partecipa infatti di una natura universalmente umana, è un ego trascendentale in grado di entrare in comunicazione spirituale con qualsiasi altro ego. Ma perché questo sia possibile è necessario eliminare tutti gli ostacoli socioeconomici che impediscono tale comunicazione.
I documenti d’archivio qui presentati per la prima volta al pubblico ci consentono di ricostruire il percorso tortuoso ma affascinante che ha condotto il giovane Thao dall’Indocina francese sino alla Parigi di Merleau-Ponty, Sartre, Bachelard, Cavaillès, e poi agli Archivi Husserl di Lovanio e infine ai campi di lavoro in cui erano rinchiusi i vietnamiti in Francia e alle prigioni parigine. Attraverso l’analisi accurata delle condizioni storiche e del panorama teorico, così come la scoperta e lo studio di fonti archivistiche, il presente lavoro vuole contribuire al rinato interesse per la vita e l’opera di Thao. Queste ultime si rivelano così essere un luogo privilegiato per osservare la circolazione, diffusione e contaminazione di idee in un momento delicato della storia europea in generale e francese in particolare. Nei primi scritti di Thao si è infatti mostrata la dinamica di politicizzazione di categorie filosofiche e il farsi filosofia di categorie politiche sullo sfondo di una lotta ideologica concreta che investe in prima persona l’esistenza dell’autore. Il presente lavoro ha voluto così offrire un contributo alla ricostruzione del profilo storico e teorico di Thao gettando luce, in particolare, sui primissimi anni della sua formazione. I suoi due primi articoli, infatti, presentano degli obbiettivi (sostegno al governo di Ho Chi Minh di forte impronta nazionalista, rifiuto delle posizioni trotskiste in favore della via nazionale al comunismo e messa a punto degli strumenti teorici alla lotta di liberazione attraverso l’articolazione di marxismo e fenomenologia) comprensibili solo sullo sfondo della costante interazione tra esperienza intellettuale e politica del filosofo vietnamita.
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van Breda
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